Giornale di Dalmazia del 14 settembre 1943
IL 25 LUGLIO (ore 17) -
Mussolini viene convocato dal re; lo informa della sua destituzione (il Re
dimentica il suo "io saro' sempre al suo fianco") e nell'accomiatarsi
gli fa trovare fuori in giardino (pur sempre casa sua!) i carabinieri per
arrestarlo ("per la sua incolumità" dirà poi il re). Ma l'arresto
dell'ospite in casa reale, scandalizzò perfino la stessa regina Ecco il suo
racconto, fatto in una intervista nel marzo 1950, pubblicata su "Storia
illustrata" del luglio 1983: "Eravamo in giardino. A me
non aveva ancora detto nulla. Quando un emozionato Acquarone ci raggiunse, e
disse a mio marito "Il generale dei carabinieri desidera, prima
dell'arresto di Mussolini, l'autorizzazione di Vostra Maestà". Io restai
di sasso. Mi venne, poi da tremare quando sentii mio marito rispondere "Va
bene. Qualcuno devi prendersi la responsabilità. Me l'assumo io". Poi salì
la scalinata con il generale. Attraversavo l'atrio quando Mussolini arrivò.
Andò incontro a mio marito. E mio marito gli disse "Caro duce, l'Italia va
in tocchi...". Non lo aveva mai chiamato così, ma sempre
"eccellenza". Io nel frattempo salii al piano superiore, mentre la
mia dama di compagnia, la Jaccarino attardandosi nella saletta era rimasta giù
e ormai non poteva più muoversi. Più tardi mi riferì tutto. Mi narrò che mio
marito aveva perso le staffe e si era messo a urlare contro Mussolini, infine
gli comunicò che lo destituiva e che a suo posto metteva Badoglio. Quando poi
la Jaccarino mi raggiunse, dalla finestra di una sala, vedemmo mio marito
tranquillo e sereno, che accompagnava sulla scalinata della villa, Mussolini,
Il colloquio era durato meno di venti minuti. Mussolini appariva invecchiato di
vent'anni. Mio marito gli strinse la mano. L'altro mosse qualche passo nel
giardino, ma fu fermato da un ufficiale dei carabinieri seguito da soldati
armati. Il dramma si era compiuto. Mi sentivo ribollire. Per poco non sbattei
contro mio marito, che rientrava. "E' fatta" disse piano, lui.
"Se dovevate farlo arrestare" gli gridai a piena voce, indignata
"..questo doveva avvenire fuori casa nostra. Quel che avete fatto non è un
gesto da sovrano...". Lui ripetè "Ormai è fatta" e cercò di
prendermi sotto braccio, ma io mi allontanai di scatto da lui, "Non posso
accettare un fatto del genere" dissi "mio padre non lo avrebbe mai
fatto" poi andai a rinchiudermi nella mia camera"
RELAZIONE DI MUSSOLINI SUL SUO
ARRESTO
(Articolo pubblicato postumo
dal " Meridiano d'Italia', - il 20 aprile 1947)
« Discendendo la scalinata di
villa Savoia, fui sorpreso di non trovare la mia macchina ad attendermi. Con il
pretesto che l'udienza si sarebbe protratta a lungo e che occorreva lasciare
libero il piazzale, essa era stata avviata in un viale adiacente. « Mi arrestai a metà dello
scalone e chiesi al maggiordomo di Casa reale di far avanzare la mia vettura.
Nello stesso istante sopraggiungeva una autoambulanza della Croce Rossa. Un
colonnello dei carabinieri, staccandosi da un plotone formato da ufficiali e da
militi, mi si avvicinò: « Eccellenza - mi disse - vi
prego salire nell'autoambulanza. Sorpreso, protestai. Il
colonnello rispose che quello era l'ordine. « Devo proteggere la vostra
vita, eccellenza - soggiunse, manifestamente astenendosi di usare il termine
duce. - Quindi intendo eseguire l'ordine ricevuto.
Compresi di essere caduto in
una trappola. Ma non c'era nulla da fare. Bisognava inchinarsi davanti alla
forza. Salii dunque sull'autoambulanza: lercia, ve lo assicuro. (l'ambulanza
era lorda di sangue, per aver poco prima trasportato feriti del bombardamento -
Ndr). Non vi nascondo che in quel momento malignamente pensai che i traditori
intendessero in tal modo offendermi, adeguando secondo loro il contenente al
contenuto. Con me salirono il colonnello, due carabinieri in borghese e due in
divisa. Tutti armati di fucile mitragliatore. L'autoambulanza partì a strappo
e attraversò i quartieri di Roma a tale andatura, che ad un certo momento
pregai l'ufficiale di dar l'ordine di moderare la corsa. « Qui finiremo con l'investire
qualche disgraziato e con lo sfasciarci contro un muro - dissi. « Ci arrestammo nel cortile
della caserma Podgora, dei carabinieri, in via Quintino Sella. Fui fatto scendere
e sostare per circa un'ora, strettamente sorvegliato, nella stanza attigua al
corpo di guardia. Alla mia richiesta di spiegazioni, l'ufficiale che mi aveva
accompagnato rispose: - E' stato necessario prendere delle misure per
proteggervi dal furore popolare. Bisognerà far perdere le vostre tracce ».
Dopo la liberazione dal Gran Sasso, da parte di unità speciali tedesche, e la
successiva permanenza a Monaco, Mussolini torna in Italia per dar vita al
programma enunciato alla radio pochi giorni prima.
I COMANDANTI
Colonello Albonetti
Fortunato in carica dal Settembre 1943
ad Agosto 1944
Tenente Colonello Attilio
Jaculli in carica dall'Agosto 1944 fino
allo scioglimento del reparto.
COSTITUZIONE:
Forlì, Settembre 1943
SCIOGLIMENTO:
Gargnano, 28 Aprile 1945
Tirano, 29 Aprile 1945
DISLOCAZIONI:
Rocca delle Caminate, sino all'8 Ottobre 1943
Gargnano (Brescia), Salò succesivamente
Ciclo di operazioni in Val Sabbia (solo 2° Cp/I° Btg.), gennaio-marzo
1944.
COMANDO:
Posta da Campo n. 755
COMANDANTI
Colonello Albonetti Fortunato
in carico dal Settembre 1943 ad Agosto 1944
Tenente Colonello Attilio
Jaculli in carico dall'Agosto 1944 fino allo scioglimento del reparto
UFFICIALI
Aiutante Maggiore in
1°: Capitano Bruno Achille
Capitano Frongillo
Franco, succesivamente
Ufficiale di
Amministrazione:
Capitano Maccioni
Luigi
Ufficiale Cappellano:
Capitano Fiorini Don
Mario
Ufficiale Dirigente
Serv. Sanitario:
Capitano m.
Antini-Clari Dottor Pilade
Ufficiale ai
Rifornimenti:
Capitano Toso
Giuseppe
Ufficiale ai Viveri:
Sotto Tenente Murgia
Giuseppe
Ufficiale Addetti:
Maggiore Caronti
Raffaele
COMPAGNIA COMANDO
Comandante:
Capitano Pompeo
Camillo
I° Battaglione
Comandante:
Capitano Ragno Carlo
II° Battaglione:
Comandante:
Capitano Mingoia
Calogero
IV° COMPAGNIA
"ATENE"
Comandante:
Fwb. Bohr
COMPAGNIA CONFINARIA
"Guardia del Duce"
Comandante:
Capitano Colalillo
Gaetano
COMPAGNIA FORESTALE
Ufficiale:
Tenente Di Rienzo
COMPAGNIA
"PESARO" (ex 647° Compagnia "OP" Pesaro)
Comandante:
Capitano Pierluca
Elmo
DRAPPELLO GNR
Stradale (manipolo "Scorta", amministrato dal Comando Legione)
Comandante:
Brigadiere Biondi
Edmondo
LA STAMPA 29 OTTOBRE 1944
LA STAMPA 29 OTTOBRE 1944
CADUTI
Milite Frigerio
Silvano anni 18
Rientrando da Salò (Brescia).
Presso la propria abitazione di Monza, venne assassinato con un colpo alla nuca
mentre era in attesa del tram in via Stefano da Seregno. Dallo zaino venne
prelevato il portafogli poi svuotato dei pochi soldi corrispondenti alla decade
appena percepita. Spirò nelle mani dei Monaci Olivetani dove fu trasportato in
punto di morte. I due "eroici assassini" si dileguarono indisturbati
in bicicletta con il loro magro bottino.
26 aprile 1945
Milite Scelto Lanzani
Corrado
Nei pressi di Gropparello (Piacenza). Catturato e torturato dai
guerriglieri. Gli fecero ingoiare le "M" rosse chiedendogli di
rinnegare la sua fede politica. Il graduato rispose che con le "M"
rosse dentro di se' avrebbe affrontato la morte con più coraggio. Allora fu
legato per i piedi ad un camion e trascinato, fin quando il suo corpo, oramai
straziato, spirò. 24 settembre 1944
Capo Squadra Giunchi
Livio anni 30
Nato a Bertinoro (Forlì). Alle
ore 22 viene assassinato, nella sua città natale, mentre tornava in famiglia.
Con lui perde la vita il reggente del fascio locale, Renato Cortesi. 30 aprile 1944
Milite Albaro
Raffaele anni 16
Rovato (Brescia). E' il più
giovane caduto della Legione "M" Guardia del Duce. 13 giugno 1944
Milite Greppi Nello
Tirano (Sondrio), Strada
statale 38. "...Mentre l'aria si riempiva di sibili e di esplosioni un
Legionario M, impugnato il mitragliatore, si portò in mezzo al viale e, come
fuori di sè, cominciò a tirare contro la montagna gridando; Venite fuori,
vigliacchi; fatevi vedere, fatevi vedere. Venne colpito da una prima pallottola
al ventre. Ma lui continuò a urlare e a sparare. Ci vollero un secondo e un
terzo proiettile per farlo crollare."
27 aprile 1945
Milite Guidi Libero
Tirano (Sondrio), Strada
statale 38. "...Tutto il plotone fu allineato e inquadrato, quando il
viale venne spazzato da un'altra, terribile sventagliata di pallottole. Un
Legionario cadde a terra come un sasso accanto al marciapiede; era morto sul
colpo un proiettile gli aveva trapassato il cranio." 27 aprile 1945
Milite Giansoldati
Luciano anni 21
Fidenza (Parma) , loc. Ca' de
Passeri . Facente parte di una pattuglia operativa nella zona del fiume
Stirone, cadeva colpito a morte per mano di ribelli. Con lui persero la vita,
lo Sq. Astari Sergio e Giornelli Ferruccio entrambi facenti parte della 37a.
B.N. di Parma. Da segnalare che nella triste occasione i ribelli riuscirono a
catturare i Leg. Canali Dario, Casadei Raffaele e Lanzani Corrado. I primi 2
liberi in seguito a scambio di prigionieri, il Leg. Lanzani trattenuto venne
poi torturato. 24 settembre 1944
Milite Beltrami
Romano anni 16
Correggio, Villa S. Martino
(Reggio Emilia). Una pattuglia della Guardia Nazionale Repubblicana venne
inviata in servizio d'ordine, in località Ponte Nuovo di Santa Croce, sulla
strada Correggio-Carpi, per controllare su di un furto che dei partigiani della
zona avevano effettuato qualche giorno prima. A causa di una delazione, ( era
stato comunicato l'itinerario che avrebbe compiuto la pattuglia dei giovani
repubblicani ), i partigiani ebbero la possibilità di preparare al meglio
l'imboscata. Beltrami raggiunse la zona con una squadra di 4 uomini, quando
all'improvviso vennero circondati da soverchianti forze "ribelli"
che, in breve tempo li catturarono e li uccisero con cinica freddezza. Erano le
14, 30 di quel pomeriggio, con lui quel giorno persero la vita: Allegretti
Carlo (17), Cipolli Stelio (38), Schiatti Dante (17). 19 novembre 1944
Milite Rimbocchi
Renzo
Fidenza (Parma) , loc. Ca' de
Passeri . Uditi colpi di mortaio in direzione di Salsomaggiore, una aliquota di
Legionari comandata dal Ten. Franco Aulicino si dirige in zona. Dopo aver
incontrato il Leg. Garancini ferito alla bocca, vengono informati che in zona
Cà de Passeri una pattuglia era stata attaccata da un gruppo di ribelli e che
vi erano morti e feriti. Presi sotto il tiro di numerose armi automatiche e
impossibilitati nel raggiungere i feriti si dovette aspettare l'intervento di
carri armati Tedeschi per risolvere la situazione. Renzo Rimbocchi morì 3
giorni dopo per le ferite riportate in questo durissimo scontro. 27 settembre 1944
Consegna della bandiera di combattimento alla” Legione M
Guardia del Duce"
la donna in nero a fianco di Mussolini è una giovane
vedova o madre di caduto
18 settembre 1943
Camicie Nere, Italiani e
Italiane!
Ho tardato qualche
giorno prima di indirizzarmi a voi perché, dopo un periodo di isolamento
morale, era necessario che riprendessi contatto col mondo. La radio non ammette
lunghi discorsi. Senza ricordare per ora i precedenti, vengo al pomeriggio del
25 luglio, nel quale accadde quella che, nella mia già abbastanza avventurosa
vita, è la più incredibile delle avventure.
II colloquio che io ebbi
col Re a Vílla Savoia durò venti minuti e forse meno. Trovai un uomo col quale
ogni ragionamento era impossibile, poiché egli aveva già preso le sue
decisioni. Lo scoppio della crisi era imminente. E' già accaduto, in pace
e in guerra, che un ministro sia dimissionario, un comandante silurato, ma è un
fatto unico nella storia che un uomo il quale, come colui che vi parla, aveva
per ventun anni servito il Re con assoluta, dico assoluta, lealtà, sia fatto
arrestare sulla soglia della casa privata del Re, costretto a salire su una
autoambulanza della Croce Rossa, col pretesto di sottrarlo ad un complotto, e
condotto ad una velocità pazza, prima in una, poi in altra caserma dei
carabinieri. Ebbi subito
l'impressione che la protezione non era in realtà che un fermo. Tale
impressione crebbe, quando da Roma fui condotto a Ponza e successivamente mi
convinsi, attraverso le peregrinazioni da Ponza alla Maddalena e dalla
Maddalena al Gran Sasso, che il piano progettato contemplava la consegna della
mia persona al nemico. Avevo però la netta
sensazione, pur essendo completamente isolato dal mondo, che il Fuhrer si
preoccupava della mia sorte. Goering mi mandò un telegramma più che
cameratesco, fraterno. Più tardi il Fuhrer mi fece pervenire una edizione
veramente monumentale dell'opera di Nietzsche. La parola "fedeltà" ha
un significato profondo, inconfondibile, vorrei dire eterno, nell'anima tedesca,
è la parola che nel collettivo e nell'individuale riassume il mondo spirituale
germanico.
Ero convinto che ne
avrei avuto la prova. Conosciute le condizioni dell'armistizio, non ebbi più un
minuto di dubbio circa quanto si nascondeva nel testo dell'articolo 12. Del
resto, un alto funzionario mi aveva detto: "Voi siete un ostaggio". Nella notte dall'11 al
12 settembre feci sapere che i nemici non mi avrebbero avuto vivo nelle loro
mani. C'era nell'aria limpida attorno all'imponente cima del monte, una specie
di aspettazione. Erano le 14 quando vidi atterrare il primo aliante, poi
successivamente altri: quindi, squadre di uomini avanzarono verso il rifugio
decisi a spezzare qualsiasi resistenza. Le guardie che mi vegliavano lo
capirono e non un colpo partì. Tutto è durato 5 minuti: l'impresa rivelatrice
dell'organizzazione e dello spirito di iniziativa e della decisione tedesca
rimarrà memorabile nella storia della guerra. Col tempo diverrà leggendaria. Qui finisce il capitolo
che potrebbe essere chiamato il mio dramma personale, ma esso è un ben
trascurabile episodio di fronte alla spaventosa tragedia in cui il governo
democratico liberale e costituzionale del 25 luglio ha gettato l'intera
nazione. Non credevo in un primo tempo che il governo del 25 luglio avesse
programmi cosi catastrofici nei confronti del partito, del regime, della
nazione stessa. Ma dopo pochi giorni le prime misure indicavano che era in atto
l'applicazione di un programma tendente a distruggere l'opera compiuta dal
regime durante venti anni ed a cancellare vent'anni di storia gloriosa che
aveva dato all'Italia un impero ed un posto che non aveva mai avuto nel mondo. Oggi, davanti alle
rovine, davanti alla guerra che continua noi spettatori sul nostro territorio
taluno vorrebbe sottilizzare per cercare formule di compromesso e attenuanti
per quanto riguarda le responsabilità e quindi continuare nell'equivoco. Mentre rivendichiamo in
pieno la nostra responsabilità, vogliamo precisare quelle degli altri a
cominciare dal Capo dello Stato, essendosi scoperto che, non avendo abdicato,
come la maggioranza degli italiani si attendeva, può e deve essere chiamato
direttamente in causa. E' la stessa dinastia
che, durante tutto il periodo della guerra, pur avendola il Re dichiarata, è
stata l'agente principale del disfattismo e della propaganda antitedesca. Il
suo disinteresse all'andamento della guerra, le prudenti e non sempre prudenti
riserve mentali, si prestarono a tutte le speculazioni del nemico mentre
l'erede, che pure aveva voluto assumere il comando delle armate del sud, non è
mai comparso sui campi di battaglia. Sono ora più che mai
convinto che casa Savoia ha voluto, preparato, organizzato anche nei minimi
dettagli il colpo di stato, complice ed esecutore Badoglio, complici taluni
generali imbelli ed imboscati e taluni invigliacchiti elementi del fascismo.
Non può esistere alcun dubbio che il Re ha autorizzato, subito dopo la mia
cattura, le trattative dell'armistizio, trattative che forse erano già
incominciate tra le due dinastie di Roma e di Londra. E' stato il Re che ha
consigliato i suoi complici di ingannare nel modo più miserabile la Germania,
smentendo anche dopo la firma che trattative fossero in corso. E' il complesso
dinastico che ha premeditato ed eseguito le demolizioni del regime che pur
vent'anni fa l'aveva salvato e creato il potente diversivo interno a base del
ritorno dello Statuto del 1848 e della libertà protetta dallo stato d'assedio.
Quanto alle condizioni dell'armistizio, che dovevano essere generose, sono tra
le più dure che la storia ricordi. Il Re non ha fatto obbiezioni di sorta
nemmeno, ben inteso, per quanto riguardava la premeditata consegna della mia
persona al nemico. E' il Re che ha, con il suo gesto, dettato dalla
preoccupazione per l'avvenire della sua Corona, creata per l'Italia una
situazione di caos, di vergogna interna, che si riassume nei seguenti termini:
in tutti i continenti, dalla estrema Asia all'America, si sa che cosa
significhi tener fede ai patti da parte di casa Savoia. Gli stessi nemici, ora
che abbiamo accettata la vergognosa capitolazione, non ci nascondono il loro
disprezzo, né potrebbe accadere diversamente. L'Inghilterra, ad esempio, che
nessuno pensava di attaccare e specialmente il Fuhrer non pensava di farlo è scesa
in campo, secondo le affermazioni di Churchill, per la parola data alla
Polonia. D'ora innanzi può
accadere che anche nei rapporti privati ogni italiano sia sospettato. Se tutto
ciò portasse conseguenze solo per il gruppo dei responsabili, il male non sarebbe
grave; ma non bisogna farsi illusioni: tutto ciò viene scontato dal popolo
italiano, dal primo all'ultimo dei suoi cittadini. Dopo l'onore
compromesso, abbiamo perduto, oltre i territori metropolitani occupati e
saccheggiati dal nemico, anche, e forse per sempre, tutte le nostre posizioni
adriatiche, joniche, egee e francesi che avevamo conquistato non senza
sacrifici di sangue. II regio Esercito si è
quasi dovunque rapidamente sbandato. E niente è più umiliante che essere
disarmato da un alleato tradito tra lo scherno delle popolazioni. Questa umiliazione deve
essere stata soprattutto sanguinosa per quegli ufficiali e soldati che si erano
battuti da valorosi accanto ai loro camerati tedeschi su tanti campi di
battaglia. Negli stessi cimiteri di
Africa e di Russia, dove soldati italiani e tedeschi riposano insieme, dopo
l'ultimo combattimento, deve essere stato sentito il peso di questa ignominia. La regia Marina,
costruita tutta durante il ventennio fascista, si è consegnata al nemico, in
quella Maita che costituiva e più ancora costituirà la minaccia permanente
contro l'Italia e il caposaldo dell'imperialismo inglese nel Mediterraneo. Solo l'aviazione ha
potuto salvare buona parte del suo materiale, ma anch'essa è praticamente
disorganizzata. Queste sono le responsabilità indiscutibili, documentate
irrefutabilmente anche nel discorso del Fuhrer, il quale ha narrato, ora per
ora, l'inganno teso alla Germania, inganno rafforzato dai micidiali
bombardamenti che gli angloamericani, d'accordo col governo di Badoglio, hanno
continuato, malgrado la firma dell'armistizio, contro grandi e piccole città
dell'Italia centrale. Date queste condizioni,
non è il regime che ha tradito la monarchia, ma è la monarchia che ha tradito
il regime, tanto che oggi è decaduta nelle coscienze del popolo ed è
semplicemente assurdo supporre che ciò possa compromettere minimamente la
compagine unitaria del popolo italiano. Quando una monarchia manca a quelli che
sono i suoi compiti, essa perde ogni ragione di vita. Quanto alle tradizioni,
ve ne sono più repubblicane che monarchiche: più che dai monarchici, l'unità e
l'indipendenza d'Italia fu voluta, contro tutte le monarchie più o meno
straniere, dalla corrente repubblicana che ebbe il suo puro e grande apostolo
in Giuseppe Mazzini. Lo Stato che noi
vogliamo instaurare sarà nazionale e sociale nel senso più lato della parola:
sarà cioè fascista nel senso delle nostre origini. Nell'attesa che il movimento
si sviluppi fino a diventare irresistibile, i nostri postulati sono i seguenti:
1) riprendere le armi a
fianco della Germania, del Giappone e degli altri alleati: soltanto il sangue
può cancellare una pagina così obbrobriosa nella storia della Patria;
2) preparare, senza
indugio, la riorganizzazione delle nostre Forze Armate attorno alle formazioni
della Milizia; solo chi è animato da una fede e combatte per una idea non
misura l'entità del sacrificio;
3) eliminare i traditori
e in particolar modo quelli che fino alle 21,30 del 25 luglio militavano,
talora da parecchi anni, nelle file del partito e sono passati nelle file del
nemico;
4) annientare le
plutocrazie parassitarie e fare del lavoro, finalmente, il soggetto
dell'economia e la base infrangibile dello Stato.
Camicie Nere fedeli di
tutta Italia!
Io vi chiamo nuovamente
al lavoro e alle armi. L'esultanza del nemico per la capitolazione dell'Italia
non significa che esso abbia già la vittoria nel pugno, poiché i due grandi
imperi Germania e Giappone non capitoleranno mai. Voi, squadristi,
ricostituite i vostri battaglioni che hanno compiuto eroiche gesta. Voi, giovani fascisti,
inquadratevi nelle divisioni che debbono rinnovare, sul suolo della Patria, la
gloriosa impresa di Bir el Cobi. Voi, aviatori, tornate
accanto ai vostri camerati tedeschi ai vostri posti di pilotaggio, per rendere
vana e dura l'azione nemica sulle nostre città. Voi, donne fasciste,
riprendete la vostra opera di assistenza morale e materiale, così necessaria al
popolo. Contadini, operai e piccoli impiegati, lo Stato che uscirà dall'immane
travaglio sarà il vostro e come tale lo difenderete contro chiunque sogni
ritorni impossibili. La nostra volontà, il nostro coraggio e la vostra fede
ridaranno all'Italia il suo volto, il suo avvenire, le sue possibilità di vita
e il suo posto nel mondo. Più che una speranza, questa deve essere, per voi
tutti, una suprema certezza.
Viva l'Italia! Viva il
Partito Fascista Repubblicano!
SALO' LA DISLOCAZIONE DELLA CASERMA
DELLA GUARDIA AL N° 12
SALO' EX ALBERGO ITALIA
CASA DEL FASCIO E SEDE DELLA GUARDIA DEL DUCE
BOGLIACCO PALAZZO MAGNOLINI
LA CASERMA DELLA GUARDIA DEL DUCE
BOGLIACCO PALAZZO MAGNOLINI
LA CASERMA DELLA GUARDIA DEL DUCE
Tra ali di folla festante, Mussolini e Graziani sono aiutati
dal Gen. Nicchiarelli e dal Ten. Col. Jaculli
Gargnano ( Brescia ), Novembre 1943
Una immagine di Mussolini durante la visita all’asilo locale
Gargnano 1944.
Un giovanissimo S.Ten. marcia inquadrato con il suo plotone
Forlì 1943.
Cambio della Guardia alla Rocca delle Caminate
Legionari della Guardia a Villa Feltrinelli. Presentat arm!
Gargnano ( Brescia ), Novembre 1943
Una immagine di Mussolini durante la visita all’asilo locale
Gargnano 1944.
Un giovanissimo S.Ten. marcia inquadrato con il suo plotone
Forlì 1943.
Cambio della Guardia alla Rocca delle Caminate
Legionari della Guardia a Villa Feltrinelli. Presentat arm!
OTTOBRE 1943